Oggi, la tecnologia è percepita come un deus ex machina, un'entità utile che appare e risolve problemi complessi con la semplice pressione di un pulsante, dall’ ingegneria ambientale per risolvere i problemi legati al cambiamento climatico (interventi tecnologici su larga scala nel sistema climatico della Terra), fino ai codici QR per i pass sanitari per ‘arginare’ la diffusione del COVID-19. Di fronte a nuovi problemi, nuove soluzioni possono sembrare l'unica opzione.
Ma che dire del problema della sostenibilità dell’industria della moda? L'impatto di questo settore sull'ambiente e sulle relative comunità è venuto alla luce di recente, e molte realtà stanno cercando di risolvere il problema tramite l’introduzione di nuove tecnologie. Immergiamoci nelle innovazioni tecnologiche ovvie e non così ovvie che il settore della moda sta esplorando, e in alcune sfide che il mondo della moda high-tech di domani potrebbe affrontare nel suo affidamento alle nuove tecnologie.
Tecnologie nelle catene di approvvigionamento
Studi recenti mostrano che le filiere di approvvigionamento sono uno dei principali punti nei quali l'industria della moda deve migliorare le sue pratiche legate alla sostenibilità.
A livello di design, si stanno sviluppando strumenti di programmazione 3D per permettere ai creatori/designers di sperimentare digitalmente con tessuti, silhouette e colori senza sprecare tessuto o energia. La continua sperimentazione con queste tecnologie sfata l'idea che [la tecnologia e la creatività siano opposte]](https://www.itnews.com.au/digitalnation/digitalnation/video/digital-product-development-aids-sustainability-in-fashion-576560) e dimostra come queste due componenti possano essere combinati perfettamente nel processo di design.
Anche l'aumento dell'uso delle piattaforme di e-commerce sta trasformando le catene di approvvigionamento. Nona source, lanciata dal gruppo francese del lusso LVMH nell'aprile 2021, permette ai designer di acquistare a basso prezzo le rimanenze di magazzio dei grandi marchi di moda del gruppo - affrontando l'enorme problema dei materiali sprecati nell'industria.
A livello pratico, le macchine da cucire automatizzate - più veloci degli umani - e le tintorie digitali - che potrebbero ridurre il consumo d'acqua dell'85% - promettono un'industria meno ‘energiv-ora’ (onerosa dal punto di vista energetico) entro pochi anni. La possibilità di creare abiti stampati in 3D per semplificare la loro composizione e renderli riciclabili all'infinito, si unisce alla moltitudine di altre promesse che il mercato offre.
Ciononostante, queste tecnologie consentono all'industria della moda di continuare a produrre vestiti in enorme quantità. Il vero problema potrebbe essere infatti proprio questo: la sovrapproduzione e il consumo eccessivo sono i due principali fattori della 'rovina' ecologica. Fortunatamente però la mentalità sta cambiando, e lo dimostra il fatto che sempre più marchi di moda iniziano a esplorare la "produzione just-in-time" (https://www.fibre2fashion.com/industry-article/9366/decoding-the-emerging-technology-and-sustainable-fashion-future), dove i vestiti vengono realizzati solamente dopo essere stati acquistati. Con tecnologie integrate facilmente attivabili e disattivabili, questa potrebbe essere la rivoluzione produttiva di cui abbiamo bisogno.
Con tecnologie ampiamente integrate e connesse, la produzione on-demand potrebbe essere la rivoluzione di cui abbiamo bisogno nella moda.
Queste nuove tecnologie rappresentano anche esperimenti su larga scala con un impatto reale sulle vite umane (esattamente come il cambiamento apportato dalle macchine da cucire alle nostre vite) o sull'ambiente. Non essendo ancora regolamentate, queste innovazioni vengono solitamente implementate da aziende private che hanno a cuore il profitto. Quindi la domanda da porsi diventa: chi è responsabile se le cose vanno male (o bene)? Come riteniamo i brand responsabili di condividere i loro progressi - e i loro fallimenti - in modo da poter creare più velocemente un'industria della moda più equa e trasparente?
La tecnologia dietro le quinte
La tecnologia, oggi, viene impiegata in modi del tutto nuovi per gestire le varie fasi del settore moda. L'intelligenza artificiale è famosa per essere la 'next big thing', e il settore del tessile ne è un esempio. Criticate per la distruzione dei loro stock d'invenduto, le case del lusso (Gucci, Saint Laurent, Balenciaga) si stanno rivolgendo all'AI per gestire meglio i loro stock, affidandosi alla raccolta di dati per scoprire cosa viene venduto e cosa produrre, combattendo i problemi di sprechi, stock inattivi e sovrapproduzione.
Un altro interessante sviluppo è lo sfruttamento delle tecnologie blockchain per migliorare la trasparenza e la tracciabilità. La startup EON, con sede a New York, produce passaporti digitali per i prodotti, che aiutano a tracciare tutte le fasi della vita del capo: dove e come sono stati fatti, con quali materiali, l'impronta di carbone del prodotto, e cos via. Questo potrebbe aiutare a identificare dove un prodotto non rispetta i criteri etici o ambientali, e chi ne è il vero responsabile.
Due grand sfide appaiono quando si guarda a queste tecnologie "dietro le quinte". Innanzitutto, sono dietro le quinte! I marchi non perdono tempo a dichiarare alla stampa che investiranno in soluzioni high-tech per risolvere i problemi legati all'ambiente, ma poi sono lenti a finanziare e realmente impiegare queste tecnologie: come possiamo essere sicuri che le tecnologie saranno pienamente implementate, al di là di qualche esperimento e come valutiamo il loro impatto?
Le tecnologie Blockchain e lo stoccaggio di dati su larga scala continuano ad avere un enorme impatto ambientale.
In secondo luogo, le tecnologie blockchain e lo stoccaggio di dati su larga scala hanno un enorme impatto ambientale in termini di costi energetici (leggi l'articolo di Stain Magazine su questo argomento qui): siamo sicuri che usando l'AI e la blockchain per risolvere i problemi della moda, non introdurremo solo che ulteriori problemi all'ambiente?
Tecnologia e il suo rapporto con i clienti finali
I clienti sono attori chiave nell'industria della moda e hanno un ruolo importante da svolgere nella trasformazione del settore. Ma la mancanza di informazioni rappresenta un'enorme sfida da superare per permettere ai consumatori di partecipare a questo cambiamento. App come Clear Fashion mirano ad aumentare la trasparenza dell'industria: utilizzando indicatori ambientali, umani, sanitari e animali, genera un rating relativo al capo di abbigliamento per assistere i consumatori nella scelta d'acquisto più etica. Allo stesso modo, 'The Ethical Clothing Search Engine', un motore di ricerca spagnolo, come risultato delle ricerche offre ai suoi clienti solamente prodotti etici (n.b., la piattaforma ha un interessante quiz che scompone l'impronta ecologica dei nostri armadi).
Colmando il divario tra creatori e consumatori, Beringei Clothing permette agli utenti di votare per design e concetti di abbigliamento - creando dati su quali design saranno comprati, e quindi relativamente quanto produrre; assicurare un match perfetto tra domanda e offerta, riusciamo a limitare il rischio di invenduto e di quindi generare rifiuti inutili.
Vari brand di moda stanno anche lavorando su servizi 3D di "try-on" che potrebbe permettere ai clienti di provare i vestiti virtualmente prima di comprarli. In questo modo si potrebbe limitare estremamente la quantità di resi e cambi taglie, fatto che contribuisce enormement all'impronta ecologica della moda.
Queste tecnologie danno la possibilità a tutti i clienti di fare un acquisto con consapevolezza, ma ancora troppi consumatori non si preoccupano (abbastanza) di conoscerne la provenienza e l'impatto.
In secondo luogo, l'uso di queste tecnologie richiede una connessione Internet stabile e le competenze di base per usare telefoni e computer; anche se diamo per scontato che tutti le abbiano, alcuni gruppi di consumatori non dispongono né dell'una né dell'altra - ma hanno comunque bisogno di vestiti. A livello globale, ci sono 4,9 miliardi di persone con accesso a Internet, ma questo accesso rimane ineguale a causa di "povertà, analfabetismo, accesso limitato all'elettricità e mancanza di competenze digitali", secondo l'ONU, che definisce "gli adulti anziani, le donne e quelli nelle zone rurali" come i gruppi meno connessi oggi, centralizzati nei paesi in via di sviluppo. Il genere, la geografia e le generazioni sono fattori che limitano l'accesso delle persone alla tecnologia, compresi quelli che trasformano il settore della moda.
Le soluzioni tecnologiche di consumo che richiedono una connessione internet stabile, dimenticano enormi gruppi di persone che hanno ancora bisogno di comprare vestiti.
In terzo luogo, queste tecnologie mettono la responsabilità di un'industria della moda migliore sulle spalle dei clienti. Diventa responsabilità del cliente essere informato e fare le scelte giuste. Tuttavia, il cambiamento dovrebbe venire anche (soprattutto) dai giganti del fast fashion, che ancora dettano il modo in cui il sistema funziona.
Considerazioni finali
La tecnologia è in grado di creare un cambiamento sorprendente, e il suo uso crescente dimostra che l'industria della moda sta evolvendo. Tuttavia, queste tecnologie sono sperimentali e molte delle iniziative che questo settore sta intraprendendo, rimangono ampiamente problematiche dal punto di vista ambientale ed etico.
Tecnologia' è un termine ampio che può significare macchine ad alta tecnologia, ma anche qualsiasi strumento umano, come un ago e un filo. Forse la soluzione al problema della moda è molto più semplice di quanto pensiamo: piuttosto che strumenti ad alta tecnologia, costosi o che danneggiano l'ambiente, cambiare il nostro rapporto con l'abbigliamento potrebbe essere la semplice soluzione di cui abbiamo bisogno.